giovedì, aprile 17, 2008

 

Don DeLillo, l'uomo che cade

Causa piccoli problemi fisici, sono a casa da qualche giorno. Il che mi ha consentito di tuffare con più convinzione le braccia nel sacco di "libri che ho comprato ultimamente ma non ho ancora avuto il tempo/la voglia di leggere".

Certo, avrei potuto dedicarmi con risultati migliori a questa sorta di accampamento che mi ostino a definire casa, ma vuoi mettere il piacere di un paio di recensioni come non ne scrivo da tempo?

L'ultimo Don DeLillo. Si intitola "L'uomo che cade" e i tipi di Einaudi hanno scelto opportunamente di piazzare in copertina una immagine che richiama immediatamente alla memoria le Torri Gemelle.

Ed è intorno all'11 settembre 2001 che si sviluppano le due storie che compongono, intrecciandosi con la maestria tipica di DeLillo, il tessuto narrativo del romanzo. Il racconto di un sopravvissuto, lacero e ricoperto di polvere che, scampato al crollo, raccoglie una ventiquattrore e si dirige verso la casa della ex moglie, con cui si intreccia un complicato tentativo di riconciliazione. Ed il racconto di uno dei dirottatori, nei giorni immediatamente precedenti l'attacco.

"L'uomo che cade" che dona il titolo al romanzo è un performer che si lascia penzolare in vari punti della città, raccogliendo insulti e ribrezzo nel suo richiamare alla memoria le immagini di chi, di fronte alla scelta impossibile, ha deciso di lasciarsi cadere dai piani alti delle torri ormai arroventati e dall'aria irrespirabile.

Dalla lettura del romanzo, due immediati link mentali: il primo, inevitabile, è andato ad una di quelle fotografie che segnano la storia e diventano manifesti di eventi destinati a modificare tutto, compresa la nostra percezione del drammatico. La foto, appunto, di un uomo che cade:





Richard Drew, AP Photo


E' una foto che disturba, nella sua posa perfetta, nell'immediata percezione di qualcosa che non va, nella sua verità, una immagini che fa distogliere gli occhi. Una foto che, si racconta in un documentario History Channel (disponibile - se siete fortunati - in qualche torrent intitolato "Salto nel vuoto") è stata pubblicata il 12 settembre da un'unica testata, peraltro secondaria, ed ha subito nei mesi successivi una sorta di damnatio memoriae.

Dicevo, due link mentali: per assicurarmi del secondo, ho dovuto attendere che IBS mi recapitasse il DVD con il documentario dei fratelli Naudet, che ricordavo bene ma che non avevo avuto occasione di registrare in uno dei suoi rari passaggi televisivi.

E ricordavo bene: in una breve sequenza che segue le immagini del primo crollo, si vede apparire dalla nuvola di polvere un uomo. Occhiali. Ventiquattrore in mano. Camicia (una volta) bianca. Sguardo indimenticabile di incomprensione.

Non so perchè mi avesse colpito così, ma adesso so di non essere stato l'unico.

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Comments:
Perche non:)
 
molto intiresno, grazie
 
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