domenica, marzo 13, 2005

 
E' che a volte bisognerebbe prendere la macchina fotografica e provare a girare per la città in cui vivi, sudi, lavori come se si fosse turisti. E ti accorgi di scoprire scorci, luci, piccole emozioni davanti a cui transiti quotidianamente dandole quasi naturalmente per scontate.









Può sembrare una affermazione legata a un progressivo lombardeggiare della mia persona, ma a Milano c'è un bel po' di verde. Chi ci vive lo sa; e fra i parchi cittadini, quello di Palestro-Porta Venezia è sempre stato il mio preferito.

Quando ho deciso di provare ad andarci per la prima volta con la digitale al collo, qualche mese fa, ero un po' preoccupato; immaginavo anziane ad inseguirmi con l'ombrello brandeggiato a-mo'-di-clava, genitori preoccupati per l'immagine dei figli e coppiette con la sindrome del Grande Fratello ad inveire contro di me dandomi del guardone. In realtà, è la mia piccola oasi di tranquillità, e cerco di passarci almeno un'ora tutte le settimane. La Nikon è accolta benevolmente, fra qualche curioso che mi domanda le caratteristiche tecniche, bambini che vogliono assolutamente provare ("ma si figuri, signora, è un piacere.... si, ma tienila stretta nelle manine, eh...") e anatre che si lisciano compiaciute le penne prima dello scatto, atteggiandosi a dive del jet set di Paperopoli.

E poi c'è il trenino dei bimbi, con il signore che guida e mostra una concetrazione quasi commuovente:




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