martedì, ottobre 05, 2004
Un po' di storia, su
Il 5 ottobre del 1954, precisamente cinquanta-per-dodici mesi fa, a Londra veniva firmato il "Memorandum d'Intesa". Trieste tornava italiana, ma la cosiddetta zona B restava per sempre sotto amministrazione jugoslava.
Per questo, con ogni probabilità, la data più cara alle genti giuliane - per usare espressione forbita e coniata da illustri più illustri di me - resta quella del 26 ottobre, con i primi soldati e quattro navi da guerra italiane che fanno un ingresso trionfale in città, festeggiate dagli applausi di chi si liberava da un incubo e da una pioggia battente che rimandava a tutto ciò che si era subìto.
Io ho un limite che non riesco a superare, tutto personale: divento aulico nella parola scritta o parlata, quando qualche paziente ascoltatore mi domanda - come oggi - perchè mai avessi un tricolore legato alla maniglia della borsa. Evito di dilungarmi, quindi, per non intrecciare su questa tastiera frasi da cinegiornale o racconti su quanto mi faccia emozionare la foto in bianco e nera di quella giornata recuperata in qualche mercatino dell'hinterland milanese, commuovente nella sua semplicità, con il tizio che me la vendeva che non capiva come mai mi tremasse la mano mentre lo pagavo, e non faceva neppure un po' di freddo.
E - per una volta - nel festeggiare abbiamo azzeccato anche il logo, che a me sembra bellissimo.
Il 5 ottobre del 1954, precisamente cinquanta-per-dodici mesi fa, a Londra veniva firmato il "Memorandum d'Intesa". Trieste tornava italiana, ma la cosiddetta zona B restava per sempre sotto amministrazione jugoslava.
Per questo, con ogni probabilità, la data più cara alle genti giuliane - per usare espressione forbita e coniata da illustri più illustri di me - resta quella del 26 ottobre, con i primi soldati e quattro navi da guerra italiane che fanno un ingresso trionfale in città, festeggiate dagli applausi di chi si liberava da un incubo e da una pioggia battente che rimandava a tutto ciò che si era subìto.
Io ho un limite che non riesco a superare, tutto personale: divento aulico nella parola scritta o parlata, quando qualche paziente ascoltatore mi domanda - come oggi - perchè mai avessi un tricolore legato alla maniglia della borsa. Evito di dilungarmi, quindi, per non intrecciare su questa tastiera frasi da cinegiornale o racconti su quanto mi faccia emozionare la foto in bianco e nera di quella giornata recuperata in qualche mercatino dell'hinterland milanese, commuovente nella sua semplicità, con il tizio che me la vendeva che non capiva come mai mi tremasse la mano mentre lo pagavo, e non faceva neppure un po' di freddo.
E - per una volta - nel festeggiare abbiamo azzeccato anche il logo, che a me sembra bellissimo.
