venerdì, ottobre 08, 2004

 
Pagine e pugni

(Antefatto)

Un sabato mattina, libreria. Una di quelle mattine in cui, all'improvviso, ti rendi conto che è mezzogiorno, hai il telefono spento, e che da quando ti sei svegliato non hai aperto bocca.

Una delle sensazioni più forti e disperate di quando vivi solo; ad un certo punto della giornata ti fermi, ti concentri un istante, e ti rendi conto che non hai proferito verbo ad anima viva. Poi passa.

E comunque ero lì, a vagare tra gli scaffali in cerca di ispirazione. Poi, per un momento davanti a me una ragazza. Aveva un curioso foulard azzurro al collo ed una copia di "Eureka Street" in mano. Leggeva qualche riga, tornava alla quarta di copertina, riprendeva a sfogliare qualche pagina. Dopo qualche secondo ga alzato gli occhi, e quello che hanno catturato le sue pupille è stata l'immagine di uno alto con gli occhiali che indicava quel libro e annuiva furiosamente.

Lei si è messa a ridere, e mi ha chiesto se il mio gesto sottintendesse un consiglio, ed io ho pronunciato le prime due parole di quella grigia mattinata:

"Assolutamente si"

E sono andato via.




Qualche minuto fa (*), cullato dal dondolio del treno, ho finito di leggere il nuovo libro di McLiam Wilson. Ci sono parole, film, quadri o fotografie che colpiscono allo stomaco come un pugno ben assestato.

"Il dolore di Manfred" no, non colpisce come un pugno. Colpisce come un intero round sul ring, con quattro pesi massimi davanti al tuo sguardo sfuocato e tu che cerchi disperatamente di difenderti, sempre un po' più lento con il passare del tempo.

Diretto al volto la storia di M., la sua solitudine, i ricordi montante destro il dolore fisico di una scomparsa annunciata, gli occhi del protagonista, il suo disincanto combinazione di ganci la rassegnazione, un amore ingestibile, l'ultima preghiera, il rimorso, il rimpianto.

Da qualche parte, lontano, senti qualcuno che conta fino a dieci. KO.



(*) sto copiando con un giorno e mezzo di ritardo dalla Moleskine...




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