martedì, ottobre 26, 2004
26 ottobre
La mattina è iniziata come meglio non poteva. Perchè c'è stato chi, nella prima mail che ho letto, ha pensato di titolare solamente "auguri" e inviare come corpo del messaggio una poesia di Saba.
La giornata è finita bene uguale, con uno che mi ha chiamato alle undici e venti scusandosi di non essersene ricordato prima, come se fosse stato per il mio compleanno.
Mi ha stupito una cosa: quanti, qui a Milano, mi abbiano confessato di aver avuto una comprensione di che cosa sia stato l'immediato dopoguerra a Trieste soltanto grazie a queste celebrazioni. "Certo che avete sofferto, eh" era la frase più ricorrente, unita ad una improvvisa immedesimazione. Immedesimazione che è mia da ventotto anni, nonostante non sia nei miei cromosomi - la mia famiglia non è triestina - e nonostante il passare del tempo mi renda (con mio sommo supore) anno dopo anno più capace di "storicizzare", e di contrastare la tentazione di considerare tutti buoni o tutti cattivi.
Fra i tutti buoni, però, loro ci sono:
Pietro Addobbati, Erminio Bassa, Leonardo Manzi, Saverio Montano, Francesco Paglia e Antonio Zavadil
ed una antica rabbia si mischia a tristezza nel pensiero che siano dovuti passare cinquantun anni perchè fossero riconosciuti tali.
Con un impeto romantico e con quel po' di retorica che a volte non posso proprio dominare, è a loro, che un anno prima della Grande Festa lasciarono vita e sangue su quello stesso selciato, va il mio pensiero.
La mattina è iniziata come meglio non poteva. Perchè c'è stato chi, nella prima mail che ho letto, ha pensato di titolare solamente "auguri" e inviare come corpo del messaggio una poesia di Saba.
La giornata è finita bene uguale, con uno che mi ha chiamato alle undici e venti scusandosi di non essersene ricordato prima, come se fosse stato per il mio compleanno.
Mi ha stupito una cosa: quanti, qui a Milano, mi abbiano confessato di aver avuto una comprensione di che cosa sia stato l'immediato dopoguerra a Trieste soltanto grazie a queste celebrazioni. "Certo che avete sofferto, eh" era la frase più ricorrente, unita ad una improvvisa immedesimazione. Immedesimazione che è mia da ventotto anni, nonostante non sia nei miei cromosomi - la mia famiglia non è triestina - e nonostante il passare del tempo mi renda (con mio sommo supore) anno dopo anno più capace di "storicizzare", e di contrastare la tentazione di considerare tutti buoni o tutti cattivi.
Fra i tutti buoni, però, loro ci sono:
Pietro Addobbati, Erminio Bassa, Leonardo Manzi, Saverio Montano, Francesco Paglia e Antonio Zavadil
ed una antica rabbia si mischia a tristezza nel pensiero che siano dovuti passare cinquantun anni perchè fossero riconosciuti tali.
Con un impeto romantico e con quel po' di retorica che a volte non posso proprio dominare, è a loro, che un anno prima della Grande Festa lasciarono vita e sangue su quello stesso selciato, va il mio pensiero.
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