domenica, settembre 05, 2004

 
Anestesia di emozioni

"Una drammatica anestesia delle emozioni". E' da questa mattina che questa frase continua ad esplodermi nel cervello. Le parole sono di Alessandra Servadori, la docente di Bologna che, con City Angels, Marherita, Verdi, ha dato inizio alla catena di sms che chiedevano di accendere una candela alla finestra per ricordare le vittime di Beslan.



In due giorni, ho provato la stessa, identica sensazione.

Anestesia delle emozioni.

Eppure, eppure di tragedie ne abbiamo commentate. L'11 settembre, Madrid, Nassirya. Ma questo, questo era così, così diverso. Forse perchè l'orrore superava ogni confine, forse perchè non è stato lo schianto di un momento, ma una lunga lunghissima agonia. Forse perchè ne era insopportabile anche solo il pensiero, forse perchè era troppo. E diventava indicibile.

Anestesia delle emozioni.

Ci sono precipitato anche io. Ho provato a mettermi alla tastiera, a prendere una penna in mano, e non riuscivo a dire. Niente.L'antidoto, la giusta medicina, sono stati due occhi. Due occhi apparsi sul sito del Corriere, Due occhi che dicono senza parlare, due occhi che è come guardarsi allo specchio e scoprirsi vulnerabili, sfiduciati. Sporchi, come se il solo fatto di esistere in questo mondo fosse una colpa infame.


Questa sera mi sono accorto che è sparita anche la rabbia. Ed è rimasta soltanto una vera, stupida, fottuta rassegnazione.

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