sabato, maggio 15, 2004
Silenzio è morte?
Oggi hanno provato a spiegarmi che non è giusto tenersi tutto dentro, e provare a reggere con spalle dure e silenzi preoccupanti a questi cazzo di momenti. Ho colto che non stavano cercando di minimizzare, e ripensandoci qualche decina di minuti dopo mi hanno fatto un sacco di tenerezza ed un po' di commozione.
Quindi sono qui a fare outing, con un jpg che mi è costato più di mille racconti e che rivela, oltre che la mia brutta faccia, quel che succede.
So che c'è un po' di gente preoccupata, e questo scatena in me dei sentimenti contrastanti: sento della vicinanza, ed insieme il senso di colpa di uno che si è chiuso come un riccio dietro una corazza di titanio spessa due dita. A tutti, grassie, detto nella lingua più dolce del globo.
A te, che starai leggendo, chiedo l'ultimo brandello di quella pazienza che mi è già parsa quasi infinita: i tuoi libri sono arrivati davvero tutti, il numero anche, le mail non so perchè non scarico la posta da un mesetto. A breve, forse, arrivo pure io, in ICQ, SMS o qualche altro acronimo a tre lettere. Che si sentano fortunati tutti coloro che ti circondano, m.c., e che il cielo sia leggero sulla tua testa.
Ho letto da qualche parte che un blog è anche, a volte soprattutto, un rifugio. Un rifugio tutto nostro. Per me, la penna o la tastiera sono sempre stati un rifugio, ed in questo periodo si trattava di rifugi chiusi a doppia mandata. Non so se sia riuscito a sfondare la porta, o se abbia in fondo mai davvero trovato la chiave. Ma so che questo fiume di parole incontrollato, senza nessi logici apparenti, potrebbe essere un buon segno.
A presto,
Alfonso
Oggi hanno provato a spiegarmi che non è giusto tenersi tutto dentro, e provare a reggere con spalle dure e silenzi preoccupanti a questi cazzo di momenti. Ho colto che non stavano cercando di minimizzare, e ripensandoci qualche decina di minuti dopo mi hanno fatto un sacco di tenerezza ed un po' di commozione.
Quindi sono qui a fare outing, con un jpg che mi è costato più di mille racconti e che rivela, oltre che la mia brutta faccia, quel che succede.
So che c'è un po' di gente preoccupata, e questo scatena in me dei sentimenti contrastanti: sento della vicinanza, ed insieme il senso di colpa di uno che si è chiuso come un riccio dietro una corazza di titanio spessa due dita. A tutti, grassie, detto nella lingua più dolce del globo.
A te, che starai leggendo, chiedo l'ultimo brandello di quella pazienza che mi è già parsa quasi infinita: i tuoi libri sono arrivati davvero tutti, il numero anche, le mail non so perchè non scarico la posta da un mesetto. A breve, forse, arrivo pure io, in ICQ, SMS o qualche altro acronimo a tre lettere. Che si sentano fortunati tutti coloro che ti circondano, m.c., e che il cielo sia leggero sulla tua testa.
Ho letto da qualche parte che un blog è anche, a volte soprattutto, un rifugio. Un rifugio tutto nostro. Per me, la penna o la tastiera sono sempre stati un rifugio, ed in questo periodo si trattava di rifugi chiusi a doppia mandata. Non so se sia riuscito a sfondare la porta, o se abbia in fondo mai davvero trovato la chiave. Ma so che questo fiume di parole incontrollato, senza nessi logici apparenti, potrebbe essere un buon segno.
A presto,
Alfonso
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