martedì, marzo 02, 2004

 
Energumeno

Aveva degli anfibi pesanti ai piedi, un paio di pantaloni militari grigioverdi, un bomber d'annata con distintivi dubbi sulle maniche, e una faccia a metà fra quella del buttafuori incazzato e l'attaccabrighe pronto alla rissa e con i calli che fanno male. Come se non bastasse, si era seduto vicino a me sulla 90, filobus tradizionalmente teatro di scontri verbali e non solo, e il sole era già calato. Sono abbastanza certo che se avesse alzato una manica fino a scoprire quel braccio enorme, ci avrebbe deliziato con un tatuaggio aggressivo tipo "LUI perdona, io no" o "Se riesci a leggere, sei troppo vicino: telefona immediatamente al reparto traumatologico più vicino" (ai diffidenti dico: su quel bicipite la frase ci sarebbe stata tutta, anche in Verdana corpo 72). In due parole, ero agitato.

Sul sedile di fronte erano adagiati un bambino di forse un anno, in piena fase di pianto ululante, ed una mamma palesemente impotente di fronte a quel disperato frignare: per un istante, mi è sembrato il sottofondo musicale più adatto, constatando la mancanza di un paio di casse che diffondessero i battiti del mio cuore impazzito mixandolo con i Carmina Burana.

Poi è successo: il bimbo si è calmato, con l'attenzione catturata dal portachiave dell'energumeno che mi stava squadrando malevolo, indifferente al mio tentativo di mimetizzarmi con il colore stercorario del sedile. Ha allungato una manina (paffutella, obiettivamente), lo ha distratto, e il mondo si è fermato ad osservare lui che gli sorrideva, facendo rimbalzare davanti ai suoi occhi quel portachiavi - una curiosa riproduzione malriuscita di un elefante che ho trovato immediatamente orrenda (cosa che non avrei mai confessato, a dirla tutta).

Il bimbo si è calmato, la madre ha respirato forse per la prima volta da un anno, lui è sembrato persino un po' commosso, mentre appannavo il finestrino con i miei sospiri di sollievo. Quando la mamma si è alzata, prenotando la fermata, lui ha staccato l'orrido elefantino dalle chiavi e lo ha infilato in una tasca della tutina (tutona, obiettivamente) dell'infante. Lo ha regalato così, con splendido impulso.

Qualche minuto dopo, scomparso il pargolo è scomparsa la tenerezza. Si deve essere sentito osservato, ed in effetti qualcuno lo guardava con una gran tenerezza. Allora si è ripreso, ha lasciato scivolare a voce alta un porcone, e ha aggiunto "cazzo, mi era costato dieci euro quel portachiavi". Sembrava incazzato nero.

Non gli ha creduto nessuno.

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