lunedì, novembre 03, 2003

 
Cavalli

Rientravo serenamente a casa, con il sedere ben appoggiato ad uno dei più simpatici sedili da bus che mi sia capitato di incontrare. "Figata", pensavo, "adesso li fanno pure imbottiti", e fischiettavo un motivetto musicale tratto dal mio ultimo CD acquistato e che avrebbe fortemente suscitato la disapprovazione di qualcuno.

Completava l'idilliaco quadretto la copia odierna della Rosea, da cui un collega premuroso aveva avuto cura di ritagliare ogni possibile riferimento all'ultima sconfitta della mia amata Unione. Sono pensieri gentili che si fanno apprezzare.

Ho avuto un'illuminazione, durante uno sbadiglio. Hai presente i vecchietti con la copia di "Trotto e ritrotto" o "Al galoppo", intenti a sottolineare con matita masticatissima quelle pagine? Ecco, da profano assoluto, ero convinto sottolineassero quote e possibili posizionamenti, da discutere al bar e da giocare in complicate terzine alla Snai o nei pressi dell'Ippodromo di S.Siro...

No, no, no. Sottolineano i nomi da mona che qualche imbecille, probabilmente imbottito di LSD, ha assegnato a giovani puledri pronti a scatenare muscoli e velocità su di una pista.

Il cavallo è un animale splendido. Maestoso, incute persino un po' di timore, a volte, concentrato di potenza e leggiadria, forza ed eleganza. E, di conseguenza, quale malfunzionamento alle sinapsi di un uomo può fargli assenare un nome come "Vaffan Jet"? Per quale motivo al mondo, se non una malformazione congenita neuronale, può costringerti a chiamare un cavallo "Claxon" (così, con la X nel mezzo). In quanti litri di gin devi essere affogato prima di battezzarli "Zecca del Nord", "Scroccona", "Bacardi Bar"?

Per ogni Varenne assunto in cielo fra divinità ippiche, mille "Croccolone Jet" si sfidano sul miglio di Taranto.

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