mercoledì, novembre 19, 2003
Amici di Tom Clancy
A me una volta non dispiaceva Tom Clancy. Ero fedelissimo nel seguire passo dopo passo la carriera di Jack Ryan: un oscuro professore di storia militare navale vicino alla CIA che - quasi per caso - si trova a sventare un "Attentato alla corte d'Inghilterra".
E' il crescendo rossiniano della carriera del protagonista che mi fa storcere un po' il naso: da agente speciale a vicedirettore dell'Agenzia. Da vice a direttore, con un contributo alla stabilizzazione definitiva (!) del Medio-Oriente. Poi vicepresidente USa. Altro attentato (che porti pure sfiga?) e mi diventa The President Of United States Of America. Poi un salto temporale all'indietro, e nel penultimo romanzo lo troviamo a Roma, a spostare con una spallata la mira di un tizio turco che stava sparando a uno vestito di bianco.
Questa sera passo in Feltrinelli e scopro che la saga prosegue: copio dalla terza di copertina:
"Il Campus è un'organizzazione segreta, che agisce al di fuori del controllo governativo, istituita dall'ex presidente degli Stati Uniti Jack Ryan."
Penso: "OK, qualcuno lo ha fatto capire. La pianta qui, e meno male".
"La sua missione è quella di identificare le minacce terroristiche che incombono sulla nazione. (...) Tocca a Jack Ryan jr., figlio dell'ex presidente, mettere alla prova la propria audacia per annientare la spirale di violenza che attanaglia gli Stati Uniti e l'Occidente."
Minchia, IL FIGLIO! A 18 euro, oltretutto...
Posto che è la famiglia Ryan, ormai è di dominio pubblico, conta fra i suoi illustri avi Superpippo e Paperinik, attendo trepidante le nuove puntate della serie. Con un azzardo temporale dei suoi, la nonna di Ryan sottrarrà in un attimo di sbadataggine la dentiera di Kruscev (da lei sedotto a colpi di hamburger e Kukident), scatenando la crisi di Cuba ("Pericolo, il mio dente!")
Un secolo dopo, il bis-nipote di Ryan dovrà affrontare la minaccia costituita da un gruppo di scienziati ultranazionalisti veterocomunisti decisi a replicare ad ogni costo il codice DNA di Baffo Stalìn ("Caccia a un clone rosso").
Link a locandina originale
A me una volta non dispiaceva Tom Clancy. Ero fedelissimo nel seguire passo dopo passo la carriera di Jack Ryan: un oscuro professore di storia militare navale vicino alla CIA che - quasi per caso - si trova a sventare un "Attentato alla corte d'Inghilterra".
E' il crescendo rossiniano della carriera del protagonista che mi fa storcere un po' il naso: da agente speciale a vicedirettore dell'Agenzia. Da vice a direttore, con un contributo alla stabilizzazione definitiva (!) del Medio-Oriente. Poi vicepresidente USa. Altro attentato (che porti pure sfiga?) e mi diventa The President Of United States Of America. Poi un salto temporale all'indietro, e nel penultimo romanzo lo troviamo a Roma, a spostare con una spallata la mira di un tizio turco che stava sparando a uno vestito di bianco.
Questa sera passo in Feltrinelli e scopro che la saga prosegue: copio dalla terza di copertina:
"Il Campus è un'organizzazione segreta, che agisce al di fuori del controllo governativo, istituita dall'ex presidente degli Stati Uniti Jack Ryan."
Penso: "OK, qualcuno lo ha fatto capire. La pianta qui, e meno male".
"La sua missione è quella di identificare le minacce terroristiche che incombono sulla nazione. (...) Tocca a Jack Ryan jr., figlio dell'ex presidente, mettere alla prova la propria audacia per annientare la spirale di violenza che attanaglia gli Stati Uniti e l'Occidente."
Minchia, IL FIGLIO! A 18 euro, oltretutto...
Posto che è la famiglia Ryan, ormai è di dominio pubblico, conta fra i suoi illustri avi Superpippo e Paperinik, attendo trepidante le nuove puntate della serie. Con un azzardo temporale dei suoi, la nonna di Ryan sottrarrà in un attimo di sbadataggine la dentiera di Kruscev (da lei sedotto a colpi di hamburger e Kukident), scatenando la crisi di Cuba ("Pericolo, il mio dente!")
Un secolo dopo, il bis-nipote di Ryan dovrà affrontare la minaccia costituita da un gruppo di scienziati ultranazionalisti veterocomunisti decisi a replicare ad ogni costo il codice DNA di Baffo Stalìn ("Caccia a un clone rosso").
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