venerdì, luglio 04, 2003

 
ATM, perchè?

Sono un felice utilizzatore dei mezzi pubblici. Provo persino affetto per un buon numero di tram o di autobus, e ad una serie di linee di superficie sono legati ricordi che mi assalgono ogni volta che incrocio lo sguardo con una arrancante 44, o con una 72 in zona Gambara.

Ogni amore conosce dei piccoli tradimenti, ed il più recente l'ATM lo ha consumato nella mia attuale porta di ingresso alla metropolitana, alla fermata di Turro. Sono spariti i cancelli di uscita "tipo-porticina-dei-nani", che avevano il difetto di rimbalzare indietro con la velocità di un F.15 ma che ti garantivano il sorriso dell'avventore successivo se ti fermavi un attimo, per tenerlo aperto dietro di te con la punta delle dita.

I nuovi, modernissimi cancelli di uscita sono composti da tre barre di uranio impoverito della lunghezza di mezzometro, il peso specifico di una piattaforma petrolifera e lo stesso, identico principio della giostra del Saraceno. Se hai la fortuna di ritrovarti al seguito di una anziana carica di borse della spesa, nessun dramma. Un po' di attenzione e sei dall'altra parte.

Ma se sei di fretta perchè il super ha la tendenza a chiudere alle 20 (e l'alternativa è leccare i ripiani del frigo per cena), ed hai la sfiga di seguire a ruota un nerboluto giovine metropolitano che scaraventa in avanti le barre di uranio alla velocità di Carl Lewis - beh, amico, sei davvero fregato. In due giorni ho contato due sgambetti (uno dei quali con caduta), dodici frenate improvvise ed un numero imprecisato di colorite espressioni.

Ed in questo delirio da modernizzazione, in questa damnazio memoriae dell'antico aspetto delle MM, persistono macchine per l'emissioni di biglietti - targate 1978 - che accettano esclusivamente monete da 1 euro o da 50 centesimi, e che rifuggono ogni tipo di banconota.
Sono amate in particolare di domenica, quando ti accorgi di essere senza biglietto un istante dopo aver infilato l'ultima monetina nel distributore automatico di sigarette.

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