martedì, giugno 17, 2003

 
Milano, Parco Nord

Passeggiata nel parco, tranquillo sabato pomeriggio di caldo atroce e ghiacciolo al limon che si sbriciola felicemente intorno al suo stecchetto di legno.

Poi, sulla sinistra, una bestemmia malamente soffocata, e loro. I giocatori di bocce.

Io resto ogni volta incantato. Li starei a guardare per ore, se non ci fosse chi mi trascina via tirandomi per la maglietta, o se non fosse per le zanzare, che da queste parti hanno imparato a pungere anche a mezzogiorno e che con l'Autan, ormai, fanno una doccetta prima di uscire dal nido. (nido? nido.)

L'azione si svolge più o meno cos?: uno tira, cercando di avvicinare il più possibile la sua palla al boccino (mirabile metafora erotica, tra l'altro), e gli altri accompagnano la boccia con una messe di "l'è lunga, l'è lunga", "cazzo, l'è bona", "Dio Maria, fala passar in mezzo".

Ma quelli che mi fanno davvero impazzire sono gli ultimi due tiratori. Già, perchè dopo pomeriggi di intense osservazioni, ho ricostruito lo schema: ogni squadra tiene il suo asso in cosa, un po' come Platini era sempre l'ultimo rigorista.

L'ultimo dei rossi sabato era "Mortaio". Un gaglliardo trentenne che tirava sassate distruttive, con il chiaro compito di allontanare di forza dal boccino le coloratissime sfere blu faticosamente avvicinate al punto. Non ne sbagliava una.

Ma un attimo dopo di lui, e del suo sorriso di trionfo dopo l'ultima sua azione d'artificiere, è arrivato Sergino. Un meraviglioso vecchietto con le braccia cos? magre da farmi temere che non riuscisse neppure a sollevarla, la sua boccia blu.

Non l'ha sollevata, in effetti. L'ha poggiata piano per terra, imprimendogli una leggera spinta, quasi un refolo di vento. E mentre la boccia viaggiava, le sussurrava a mezza bocca parole di incoraggiamento.

Non sono se sia stata soltanto la precisione, o se abbiamo concorso anche le mute preghiere dei suoi compagni di squadra. Fatto sta che la sua palla blu, faticosamente, lentamente, è arrancata fino al boccino, l'ha sfiorato, vi si è appoggiata dolcemente sopra, in un abbraccio dal sapore cromatico ed emotivo quasi commuovente.

Il mio ghiacciolo si è sciolto, Sergino ha fatto una faccia da angelo sorridente e timido, e Mortaio è andato a casa un po' incazzato.

Ben gli sta.



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