mercoledì, febbraio 12, 2003

 
Pensieri di pace, pensieri di guerra


ATTENZIONE: il post che segue può risultare fastidioso, in quanto zeppo di luoghi comuni amaramente e volutamente esasperati e idee controcorrente su guerra e pace (ma non si tratta della recensione di un libro). Si sa, "blog fuffa" e tutto il resto.


Dunque, da un po' girello sui blog e siti altrui e trovo inni, banner e poster sulla Pace. Lo so, è un momentaccio, e giuro (giuro!) che non ho nulla contro i sinceri pacifisti; resto convinto che "se un uomo non è pronto a morire per difendere le sue idee, o non vale nulla, o non valgono nulla le sue idee" (o qualcosa del genere).

Però per un attimo ho deciso di astrarmi, di leggere con attenzione quattro o cinque quotidiani, navigare un po' sul web anche oltreoceano e riassumere le idee e gli schieramenti in campo, per provare a capirci qualcosa di più. E ho stabilito quanto segue.

AMERICANI:
Il ragionamento che arriva dagli States è il seguente: "Siccome sappiamo bene che Saddam era in possesso di armi di distruzione di massa - anche perchè quando battagliava legittimamente con il Re degli Integralisti Islamici gli passavamo pure qualcosa, e non erano panetti di fumo - abbiamo fatto una bella sottrazione: totale armi a sua disposizione quindici anni fa meno armi utilizzate - ad esempio per gasare i curdi.
Ebbene, qualcosa gli è avanzato. Più che qualcosa.
E siccome l'Iraq è grande più o meno come la Francia e gli ispettori col cazzo che le trovano, per stare tranquilli - e dopo l'11/09/2001 vogliamo stare tranquilli - radiamo al suolo Bagdad e dintorni e costruiamo un enorme parcheggio in quell'area del Medio-Oriente."

In gergo, è definita guerra preventiva. Per gli americani, sganciare seimila tonnellate di bombe sull'Afganistan e Al Quaeda prima delle Torri - se avessero avuto una intelligence (...) funzionante, ovviamente - sarebbe stato meglio che piangere 2800 morti. Obiettivamente, non è che il ragionamento non fili.
Oltretutto, sono abbastanza incazzati anche per le manifestazioni di giubilo nella capitale irachena il giorno dopo l'attentato. Considerato che se a Bagdad, in caso di manifestazioni non autorizzate, la Guardia Repubblicana fa lezioni di tortura di secondo livello...

Saddamorì e regime nepotista

Il ragionamento del Baffuto è: "se mi attaccano e la scampo, sotterrandomi sotto due chilometri di sabbia, acquisisco una posizione di forza nell'area che Komeini se la sognava. Se mi ammazzano, me ne trascino dietro il + possibile."

Come in ogni dittatura, sono convinto che il regime iracheno non abbia l'esatta percezione di che cosa posa accadere. Probabilmente il fatto di averla scampata, 12 anni fa, ne ha accresciuto a dismisura l'autostima. Cannano di brutto (questa leggetela un po' come ve pare)

Francesi

L'occhiata di superiorità di cui solo un francese è capace è celebre all over the world. Incomprensibile, se si considera che senza la 101a Brigata Aerotrasportata USA e lo sbarco in Normandia, a Parigi venderebbero wurstel sotto la Tour Eiffel e a Montparnasse sventolerebbero croci uncinate.

Non è che siano ingrati verso gli americani, eh... è solo che hanno un'anima sinceramente e devotamente pacifista, e non possono sopportare l'idea di un attacco militare. Come noto, a Mururoa i test atomici francesi andavano nella direzione di una sana convivenza pacifica tra popoli, non hanno causato tensioni internazionali e tendevano - come unico scopo - al test di resistenza di VHS e DVD ad una esplosione nucleare. Non vorrete ritrovarvi il giorno che segue un conflitto atomico su scala mondiale senza un cazzo da vedere in TV, no?

Tedeschi

E' la buona notizia dell'anno: all'annuncio che la Germania era schierata dalla parte dei pacifisti, a Danzica l'alcool ha iniziato a scorrere e il popolo polacco ha acceso ceri alti due metri alla Madonna Nera.

Che contestualmente ci fossero delle elezioni in arrivo da quelle parti è un particolare da prendere e inserire nella cartelletta "Coincidenze disarmanti ma che non devono far pensare male"

Italiani, spagnoli, portoghesi e altri

Ecco, questi non riesco mica a inquadrarli.
Cioè, davvero questi governi hanno dato la loro solidarietà agli USA in caso di attacco, e hanno offerto un aiuto?

E allora non capisco. Perchè, da che mondo è mondo, chi è al governo cerca di conservare il consenso, no? (ragionamento valido e applicabile solo alle democrazie, come noto nella citata capitale irachena del consenso se ne sbattono altamente gli zebecosi)

Bene, non riesco a immaginare nulla di più impopolare che un sostegno ad un attacco: gli economisti strillano impauriti per la probabile caduta delle Borse, gli intellettuali si schierano compatti al grido di "Nessuna guerra è una giusta guerra" (ehm... quella del '40-'45 per liberarci dal nazifascismo neppure? Cazzarola, ero convinto, boh), le mamme si preoccupano per i figli di leva (come se si combattesse sul Grappa, tra l'altro), i giovani riempiono le piazze, urlano slogan in larga parte condivisibili e attaccano banner sui siti.

Per tutti questi, e per altri motivi, oggi, alle ore 01.42, e nonostante l'appello "Peace, no war" che campeggia sulle maglie della mia Triestina ancora in cerca di uno sponsor (vedi foto, amico pacifista, se non mi credi), mi sorprendo convinto che gli ultimi siano un po' + in buona fede degli altri.

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