sabato, novembre 02, 2002

 
S. Giuliano

Il primo pensiero è investito di impotenza.
Perchè quando la terra si mette a tremare, quando ascolti quel rombo che arriva dalle viscere - e nelle tue viscere ne senti l'eco - non c'è difesa, non c'è appiglio, non c'è speranza.
Ne ho vissuti due di terremoti: il primo incoscientemente, era la seconda scossa del '76 in Friuli, avevo pochi mesi e mamma e papà mi portavano lontano da casa, a Sistiana, mentre tutto oscillava.
La seconda qualche anno fa, epicentro a Caporetto, i mobili di casa che tremano, un rumore che non si dimentica, anche se lascia solo qualche quadro storto. La paura, il silenzio.

Il secondo pensiero è la commozione. Perchè erano bambini. Bambini. E non è giusto. Non puoi essere colpevole di nulla, non hai ancora fatto in tempo a vivere. Non hai ancora scoperto nulla. Hai ancora davanti libri da scoprire, amori da vivere, delusioni da ingoiare, tristezze, gioia, solitudine, amicizia, scoperte, noia, allegria.

Polvere, crollo, macerie, macigni, crollo. E non ci sei più.

Il terzo pensiero è ammantato di rabbia. Una rabbia sorda, terribile, che mi fa stringere i denti. Seguiranno polemiche, denuncia, processi. Seguiranno mille perchè senza uno straccio di risposta. Un giorno, qualcuno spiegherà perchè è crollata quella scuola. Perchè si è accartocciata su se stessa. Ma saremo già tutti distanti, con la mente ed il pensiero. Staremo discutendo di un rigore non dato, di un "contatto evidente in area", di nuove leggi da approvare o no. E penseremo che in fondo è giusto così.






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