martedì, ottobre 08, 2002

 
Maria Antonietta, Kurzweil e Zweig

Scrivere la recensione di un libro non ancora terminato è decisamente pericoloso e, nella maggior parte dei casi, porta almeno un po' di sfiga. Come minimo, nelle pagine immediatamente successive è in attesa una piccola delusione. Ma ... tant'è! (come ama affermare una collega)... e poi un blog è anche vita quotidiana ed i miei momenti di relax sono assolutamente dominati da Kurzweil e dal suo "L'orologio di Maria Antonietta"

Ho amato con feroce passione la "Scatola dell'inventore", e mi sto innnamorando anche dell'ultimo nato. Alexander, protagonista del romanzo, entra nel cuore con passi felpati ed una penna in mano: quella con cui annota, su una sorta di blocco note colto che porta legato alla cintola, quello che vede, sente, ammira, percepisce, vive. Ed io, piccolo malato di "Bloco de Notas" e mille fogli sparsi nelle tasche, io che annaspo privo di ossigeno se troppo lontano da una biro e da un po' di carta, io che scrivo queste note comodamente adagiato sul sedile del 27, dalla parti del Palazzo di Giustizia, mi ci rispecchio come in una pozza. Vale a dire un bel po'.

Kurzweil mi stimola intellettualmente, mi divora di curiosità del sapere. Voglio dire, quando uno dei personaggi minori del romanzo descrive un disegno di Jacques-Louis David in cui Maria Antonietta è ritratta, diretta al patibolo, "forte, fiera, spavalda, con quelle incredibili tette", mi coglie un desiderio spasmodico di vederlo. Non ci posso fare nulla. E grazie al cielo e al Uebbe, finisci anche per ritrovarlo:





A descrizione del disegno, la seguente frase di Stefan Zweig:

"All' angolo di Rue Saint-Honoré, dove si trova il Caffè della Reggenza, c'è un uomo che attende con la matita pronta e un foglio di carta in mano. E' Louis David, uno dei piu' grandi artisti del suo tempo. Benche' sia un'anima servile e un cuore codardo, quest' uomo ha un occhio incomparabile, una mano infallibile. Con una sola linea egli ha fissato in modo imperituro sul quel semplice foglio il volto della regina avviata al patibolo: e' uno schizzo grandioso e orrendo, attinto con indicibile energia direttamente alla vita. Vediamo una donna invecchiata, non piu' bella, solo ancora superba: ha la bocca alteramente serrata come per un grido rivolto all' interno, lo sguardo indifferente e lontano, e siede su quella carretta infame, con le mani legate sul dorso, tanto eretta e baldanzosa, che la si direbbe seduta su un trono. Ogni linea del volto impenetrabile esprime disprezzo, il tronco proteso riafferma un' incrollabile fermezza; la rassegnazione che si e' trasformata in sfida, la sofferenza che e' divenuta energia, conferiscono alla dolorosa figura una nuova e terribile maesta'. Persino l'odio non puo', in quello schizzo, rinnegare la nobilta' con cui Maria Antonietta nel suo grandioso atteggiamento ha superato l'onta dell' infame veicolo"


Ora, qualcuno si starà chiedendo chi fosse Stefan Zweig. A me, nella infinita ignoranza che mi contraddistingue, qualcosina diceva. Indago un po' e, grazie all'ottimo sito di Giuseppe (http://www.geocities.com/Athens/3221/zweigbiografia.html - ne vale davvero la pena!) lo scopro autore di una "Novella degli scacchi", da me addocchiato più volte in libreria (nota mentale: prossimo acquisto) e per questo annotato su uno dei miei taccuini di cui sopra. Come dire, il cerchio si chiude.

Adoro la Rete, quando chiudo queste mie piccoli indagini...


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