martedì, ottobre 01, 2002

 
Hopper "Hotel Room" e ricordi

A Madrid ho comprato un poster. Per la precisione, l'ho acquistato al museo Thyssen - Bornemisza, ed è un quadro di Hopper, del 1931, intitolato "Hotel Room". Questo:


Hopper - Hotel Room


Il fatto che l'abbia comprato, ovviamente, non vuol dire che l'abbia già appeso. Tradizionalmente, tra l'acquisto e la martellata sul pollice passano quei sette-otto mesi.

Oggi, però, lo guardavo. E mi ha ricordato un raccontino scritto, credo, almeno sette anni fa. Mi era piaciuto un sacco, davvero. E lo trovo molto adatto a quella pittura.

Naturalmente, oggi lo scriverei in maniera radicalmente diversa, anche dal punto di vista stilistico. Ma il post di oggi vuole anche essere un piccolo omaggio a quell'Alfonso, eccheccazzo, quindi l'ho trascritto esattamente com'è in due piccoli fogli a quadretti blu.

Attesa

"Distesa sul letto di una camera d'albergo, poggia il capo su di un cuscino, con un telefono appoggiato sul grembo; su di un comodino, due elenchi del telefono pesantemente segnati da sottolineature rosse.

Alza la cornetta e, dopo aver consultato un pagina dell'elenco, compone un numero. Occupato. Riprova. E' libero.

"Pronto?"
"Pronto, buona sera, lei non mi conosce, le vorrei raccontare una storia, una storia bellissima, ma sono sola e ho bisogno di parlare, la prego non riattacchi".
"Grazie, signorina, ma non abbiamo bisogno di nulla, buona serata"
"no aspetti, mi ascol..." CLIC

Una sottolineatura rossa, poi un'altra pagina, a caso, un numero.
Libero.

"Pronto?"
"Pronto, buona sera, lei non mi conosce, le vorrei raccontare una storia, una storia bellissima, ma sono sola e ho bisogno di parlare, la prego non riattacchi".
"Basta! Si vergogni: una voce adulta, e ancora a giocare con il telefono" CLIC

In quella camera d'albergo c'è la l'immagine della solitudine, della tristezza, della disperazione, e della bellezza di un racconto che nessuno vuole ascoltare. C'è il desiderio di "contare" e "cantare", la voglia di raccontare ed il desiderio di un minimo di attenzione.
E c'è la sicurezza che una persona capace di starle accanto debba esistere, da qualche parte.

"Pronto?"
"Pronto, buona sera, lei non mi conosce, le vorrei raccontare una storia, una storia bellissima, ma sono sola e ho bisogno di parlare, la prego non riattacchi".
"No, perchè dovrei, anzi, vieni qui a casa mia a parlare che..." CLIC

Questa volta, e tante altre ancora, è lei a riattaccare. Non cerca questo. Cerca una persona accanto.
A volte, la sera, prova a immaginarlo; non fisicamente, naturalmente, ne immagina atteggiamenti, respiri, comportamenti.

"Pronto?"
"Pronto, buona sera, lei non mi conosce, le vorrei raccontare una storia, una storia bellissima, ma sono sola e ho bisogno di parlare, la prego non riattacchi".
CLIC

Una sottolineatura rossa."


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