mercoledì, settembre 11, 2002

 
E' passato quasi un anno. Un anno intero, da quel pomeriggio in cui, inchiodato alla TV in un silenzio irreale, osservavo due aerei schiantarsi sulle Torri, le Torri crollare, 3000 anime spegnersi davanti ai miei occhi.

Ed il silenzio perdurava, nei giorni successivi. Un silenzio strano, in cui prima come lievi sussurri, poi come espressioni di pensieri reali, infine come vere e proprie tesi, nasceva il partito dei "beh, certo, dispiace, ma in fondo..." o dei "eh, già, e in Vietnam? E il Golfo?"

Sabato in libreria mi sono imbattuto in libri del tipo "La grande menzogna - Nessun aereo è caduto sul Pentagono" (di cui, da illuminato democratico quale sono, mi permetto di suggerire l'utilizzo esclusivo per combustione) o altri, meno famosi, in cui si citava come "curioso" (cito a memoria) il basso numero di ebrei coinvolti nell'attentato (novità, cazzo, quella di addossare responsabilità agli ebrei! Mai successo, credo)

Io, dall'11 settembre in poi, ho un solo metro di giudizio. Ci sono paesi in cui pubblicare scariche diarroiche del genere, o in cui sostenere tesi simili in TV è possibile. Magari mi disgusta, e vorrei che non fosse possibile, ma mi rendo conto che è necessario che sia così. Altrove non lo è.

E' diventato il mio piccolo modo per scrivere sulla lavagna "buoni" e "cattivi". Parziale, magari, ma non del tutto infondato.

In N.Y. - Undici settembre, Gianni Riotta prova a rispondere alla domanda di suo figlio: "Perchè New York, papà?". E la risposta è: "(...) la sola risposta mi viene dalle foto degli ambulanti a Central Park, la Statua della Libertà con sullo sfondo le Torri Gemelle. Figliolo, hanno colpito New York perchè ha per simbolo la Statua della Libertà e chi odio la libertà non poteva che attaccare qui."

Dell'11/9 si parlerà tanto, domani, e nei giorni a venire. Io ricordo un'immagine, che non è quella triste della Torre Sud in fiamme, o quella tragica e quasi irreale di corpi che si lanciano nel vuoto. Mi apparivano così, gli States: il disegno di un'aquila che compariva sull'home page di un sito che ho visitato allora.
Sullo sfondo, le Twin Towers in fiamme. In primo piano, il disegno dell'aquila con un lacrima in caduta libera da uno sguardo fisso, fiero, puntato al futuro. Uno sguardo che, piangendo, diceva "Vi riduco in poltiglia". E io non sapevo darle torto.

Qualche minuto fa, navigavo su 9/11 - A digital Monument. Racchiude le foto di gran parte delle vittime. E 3000 foto di donne, ragazzi, vigili del fuoco, impiegati, sono una tremenda carrellata di sorrisi, speranze infrante, urla soffocate nel vuoto.

E allora, invece che una Torre in fiamme, invece dello sguardo di un'aquila, o del sorriso di un giovane, oggi preferisco postare questa immagine. Semplicemente, e con convinzione, questa:





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