lunedì, settembre 09, 2002

 
Cani in Viale Monza

Alle 23.05, dopo una partita a calcetto e una cenetta a casa della Tiggi, pascolavo di ritorno a casa in quel di Viale Monza.

I miei pensieri erano occupati completamente da una immagine viva e persistente: i due grappoloni di uva fragola che mi ero appena sbranato a casa della suddetta. Ora, se c'è una cosa a cui non so resistere, è l'una fragola. Ma se ne mangio troppa, vengo assalito da cocenti sensi di colpa per la fine che le ho fatto fare. Voglio dire, da due grappoloni così, un paio di bicchieri di fragolino ne uscivano, no?

Deciso ad annegare il dilemma in un buon bicchiere di Porto (cosa che sto facendo, peraltro), assisto alla seguente commuovente scena: dalla birreria d'angolo, esce uno splendido pastore tedesco, lingua rosa penzoloni e manto rilucente le luci del bar. Si guarda un po' intorno e gira a sinistra, trascinandosi dietro un tizio di mezz'età, naso rosso, andatura sbilenca e alito tipo di cantine di Sassiccaia.

Nella mia infinità capacità di creare, immagino immediatamente la struttura di un potenziale raccontino: protagonista Nello, alcolizzato milanese, tre ani passati ad addestrare il cane a portarlo fino a casa, quando alza troppo il gomito. Lo vedo aprire il Corriere della Sera, domattina, e leggere l'inserzione di un gruppo Alcolisti Anonimi.
Lo vedo sorridere, abbassare il giornale, accarezzare Sharjs (si chiama così il cagnolone) e offrirgli uno di quei biscottini allo zenzero che lo fanno uggiolare.

Il cane, il migliore amico dell'uomo.

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