lunedì, aprile 01, 2002

 
Alla maniera di Italo Svevo (per chi ha letto "Corto viaggio sentimentale")


Monfalcone-Venezia
Come dice la mamma, "partire è un po' morire"... che a questo seguano noto gesti scaramantaci fa ormai parte del folklore di casa d'Agostino.
Fatto sta che bacioallamamma - biscottinoalcane - abbraccioalbabbo, e sono in viaggio.
Leggere in treno è uno dei piaceri che il Dio Barbuto ci ha regalato; ti culli un po', ti concentri, magari prendi un appunto, ti rosicchi un'unghia. Ti tuffi nelle pagine successive, fumi un Marlborino, e - tac - guardi l'orologio. Ed è passato un bel po' di tempo.
Fra Monfalcone e Venezia mi ha catturato la Fallaci. La Fallaci di "Niente e così sia", quella che condannava i Marines e si scopriva, un po' stupita, addolorata dagli eccessi vietcong. La giornalista che descrivere la guerra, quella guerra, con la stessa spietata durezza del post-11settembre. 200 pagine, 200 pugni nello stomaco, nate nel tentativo di rispondere alla domanda di una bambina: "Cos'è la vita?", pagine cresciute nell'amarezza di non riuscire a sostituite l'uomo a Dio, pagine terminate a concludere che la vita "è una cosa da riempire bene, senza perdere tempo. Anche se a riempirla si rompe. E una volta rotta non serve a niente. Niente, e così sia".

Venezia S. Lucia
S. Lucia è un'ora di tempo prima della coincidenza. E' un Hot-dog con la senape, sono quattro chiacchere sulla scalinata della stazione al sole, con gli occhi chiusi.
S. Lucia sono tre telecamerine che ritraggono la folla, sono turisti che porteranno anche la mia faccia a casa, tra le altre. E allora non ho mica resistito: non so se fossero americani o tedeschi. So che quando arriveranno a casa, e mostreranno il filmato agli amici, ci sarà un Douglas o un Franz che diranno "Ehi, ma guardate quell lì con gli occhiali. Fa finta di grattarsi il naso. Ma usa il dito medio! Frank/Gustav, ti mostrava il medio!"

Venezia-Milano
Dopo la Fallaci, ci voleva. Ci voleva un libro in grado di strappare una risata, senza effetti volutamente comici, ma con un umorismo assolutamente coinvolgente, sottile, curato.
E dire che non mi avevano mica fatto impazzire, i primi due libri di Jonathan Coe. Sarà stato probabilmente il periodo, o il fatto che fossi preso da altre letture. "La banda dei brocchi" è una meraviglia. Tanto da farmi guardare l'orologio con ansia, perchè non riuscivo mica a finirlo prima dell'ingresso a Centrale. Infatti è qui, al mio fianco. Mo' chiudo e mi stendo sul divano. Una meraviglia.

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